Il mondo dei vini rosati è fatto di equilibri e sfumature, qualità che richiedono una certa sensibilità per essere apprezzate. Il vino rosé può essere leggero e frivolo, ma anche profondo e strutturato. Può accompagnare un aperitivo estivo o una cena di piatti corposi.
Sei un amante di questo vino e vorresti saperne di più su come si produce e quali sono le parole più adatte per descriverlo? Continua a leggere per scoprire tutti i segreti del rosé.
Come nasce il vino rosé?
Il vino rosato nasce in Italia durante la Seconda guerra mondiale: nel 1943, in Salento, l’azienda Leone De Castris produce il primo Five Roses, ottenuto da 90% Negroamaro e 10% Malvasia Nera e molto diffuso ancora oggi in Italia e negli Stati Uniti. Il rosé, infatti, è un vino prodotto con uve a bacca rossa vinificate in bianco, lasciando però le bucce a macerare con il mosto per un tempo più o meno breve. Ecco perché è rosa.
Dopodiché il processo segue i medesimi step della vinificazione in bianco: fermentazione in contenitori di acciaio e cemento e non di legno, svinatura e imbottigliamento. Per via del basso contenuto di polifenoli e della tendenza a perdere rapidamente acidità e aromaticità, i vini rosati non sono adatti per l’affinamento in bottiglia e danno il meglio di sé se consumati entro due anni dalla vendemmia.
Il tempo di macerazione, il tipo di vitigno e l’invecchiamento variano il colore del rosé, che può andare dalla buccia di cipolla al quasi rosso. Anche la zona e le uve di partenza, ovviamente, contribuiscono a cambiare le tonalità di colore e ciò che ritroviamo nel bicchiere.
Dove si fanno i vini rosati e di quali uve stiamo parlando?
Per i migliori spumanti rosé del mondo si usa un’uva regale: il Pinot Nero. In Franciacorta e nel Trento Doc per esempio, come in Champagne, la versione rosata ha struttura, corpo, acidità e profondità. Un vino ricco e corposo. Altre due zone che hanno una lunghissima tradizione di produzione di vini rosati sono il Salento, che abbiamo nominato prima, e Bardolino, sulla sponda veronese del Lago di Garda, dove domina l’uva Corvina.
Come descrivere un vino rosé?
Vino vuol dire anche convivialità e allegria perché gustarlo fa sempre piacere, in particolare quando si è in ottima compagnia! Ma… siamo sicuri di sapere come si descrive un vino? E quali sono le sue caratteristiche? Spesso ci ritroviamo a degustare un ottimo calice senza capire fino in fondo cosa stiamo bevendo o perché sull’etichetta c’è scritto “morbido”, “brillante” o “acidulo”.
Visto che oggi abbiamo fatto un piccolo viaggio alla scoperta del vino rosé, vediamo insieme il linguaggio usato per descriverlo.
Rotondo: vino che si distingue per buona morbidezza, per contenuto di zuccheri e per la moderata acidità.
Acidulo: è una sfumatura del sapore acido che provoca una sensazione di freschezza; si usa per un vino in cui l’acidità è piuttosto alta e ben avvertibile.
Morbido: è una delle caratteristiche più ricercate; rivela l’armonia degli elementi dolci del vino: zuccheri, alcol, glicerina con i sapori tannici e acidi.
Vellutato: restituisce l’immagine di un vino morbido come il tessuto, che accarezza il palato. Una sensazione tattile per esprimere una percezione orale e per manifestare un ottimo apprezzamento di quel vino.
Leggero: poco alcol, poco colore, anche se può essere dissetante e piacevole da bersi.
Armonioso: vino che ha tutti gli elementi gustativi in perfetto rapporto fra di loro. Questo avviene quando raggiunge la perfetta maturazione.
Brillante: con riflessi luminosi tipici di un vino limpido, dal colore estremamente luminoso.
Delicato: si definisce un vino che ha caratteristiche di armonia, finezza e pregio.